venerdì 5 giugno 2015

Sentiero 694. Istanti prima della catastrofe.

Ho sempre concepito la montagna come sci, cioccolata calda e tanta neve. Ma da quando sto con Daniele, appassionato di escursioni e lunghe passeggiare tra i boschi, ho ribaltato la mia visione dei monti e -per amore- mi sono adeguata a passarci anche lunghi weekend estivi.
Tutto è facilitato dal fatto che lui possiede un appartamento a Falcade, nelle dolomiti bellunesi, quindi non appena ne abbiamo l'occasione cerchiamo di ritagliarci qualche giorno per fuggire nel nostro nido montanaro.
Detto questo, ci tengo a precisare che io, fin dai tempi dei campi scuola e varie gite con la parrocchia, detesto camminare in salita, su sentieri scivolosi, -nel mio immaginario- pieno di vipere che possono fuoriuscire da qualunque fessura del terreno, e con quegli orribili scarponcini che ammazzerebbero le gambe perfino a Giselle.
Molto bene, nonostante la mia dichiarata avversione per questa attività, Daniele continua imperterrito a cacciarmi escursioncine -a suo dire- facilissime, però puntualmente lui sbaglia i conti (devo ancora capire se lo fa apposta o se è proprio negato con i numeri) per il conteggio dei metri di dislivello così io altrettanto puntualmente rischio l'infarto per raggiungere la meta.
Dato i due giorni di ponte del 2 Giugno, abbiamo pensato bene di trascorrere questo lungo weekend a Falcade, ma diciamo che nulla è andato come previsto.

Arrivo venerdì sera dopo cena, incontro ravvicinato con cervi in calore e rispettivo terrore/ meraviglia nel vederceli attraversare la strada al galoppo.

Sabato: pioggia.

Domenica: pioggia.

Lunedì: pensiamo bene di rifarci dei giorni di nullafacenza con un sentiero tranquillo, il #694, che ci avrebbe condotto ad un rifugio dove se magna e se beve molto bene. Daniele sbaglia il punto di partenza e tralascia 200 mt di dislivello. Fortunatamente il nostro bracco Luigi, in preda agli odori boschivi, mi tira come un mulo e riusciamo a raggiungere il posto senza troppe crisi cardiache (n.b. Daniele era alquanto provato!). Unica consolazione: avevo sicuramente smaltito il caffelatte e la nutella sbaffata a colazione.




Alla Flora Alpina ci raggiungono mio fratello e compagno (loro in macchina, apprezzabile furbizia) e apriamo le danze con un copioso pranzo in perfetto stile montanaro!
Antipasti: lardo su insalatina di castagne dolci, carpaccio di capriolo con riduzione di balsamico, bresaola di cervo con tomino.
Primi: tortelloni ripieni alla selvaggina con frutti di bosco e burro fuso, gnocchi alla ricotta, mezzelune ripiene, zuppa di carote ed erba cipollina.
Secondi: Schiz con patate, bracciole di capriolo in salsa di miele, filetto di manzo alle erbette di montagna, costolette d'agnello con funghi trifolati.
Dolci: fantasia di dolci x 2 persone che corrisponde ad un vassoio largo mezzo metro ricolmo di "assaggini" (porzioni intere di gelato, torte, tartufi al rum, ecc).
Usciamo dal rifugio quasi alle 5 ingrassati di almeno 10 kg ciascuno.



Dato il temo schifosetto, optiamo per farci un giro a Canazei e passiamo le ultime ore del pomeriggio passeggiando tra i pochi negozi aperti.



Torniamo a Falcade e ci fermiamo al Festil per un aperitivo veloce, beviamo un paio di spritz e ci intratteniamo chiaccherando. Fin qui tutto bene, ma il cane -dopo una giornata intera passata a zonzo- inizia un po' a lamentarsi per la fame e decido di portarlo a casa a piedi, mentre Daniele sarebbe andato a recuperare la sua auto accompagnato da mio fratello.



Programma impeccabile, se non fosse stato che ho pensato bene di andarmi ad incastrare il piede tra la passerella di legno che conduceva fuori dal giardino del locale e una bel lastrone di marmo. In tutto questo, Luigi vede altri due cani e mi strattona con una tale forza che la mia storta alla caviglia, riesce a raddrizzarsi e a ristorgersi dalla parte opposta. Un male atroce, mi lascio cadere a rallentatore a terra perchè la gamba era ormai priva di qualsiasi segno vitale.
Mio fratello mi porta al Pronto Soccorso di Agordo, Daniele mi aspetta a casa col cane attendendo indicazioni su come procedere.
Dopo una lastra, una rapida occhiata, una fasciatura e -ovviamente- il conto da pagare, mi rispediscono a casa con una bella distorsione alla caviglia.
Ora dico: non mi è mai successo in tanti anni di serate alcoliche moleste, non mi è mai capitato durante quelle cavolo di escursioni tanto odiate, ma doveva accadere proprio uscendo dal bar col cane?!
Epilogo della storia: 15 giorni di prognosi, un cotechino al posto della caviglia e quei 10 kg in più che non riuscirò mai a smaltire.