martedì 26 novembre 2013

La giornata contro la violenza sulle donne.

Era ieri, Lunedì 25 Novembre, il giorno prefissato per comunicare al mondo il proprio disgusto verso la violenza contro le donne.
Dedico la mia riflessione sul tema con qualche ora di ritardo, che mi ha permesso di analizzare e cogliere input da manifestazioni, commenti, immagini divulgate nei social network ed alla televisione.

Ci sono tanti modi per ferire una donna. Fisicamente, mentalmente, civilmente. Evito di citare eccessi culturali, perchè il discorso diverrebbe troppo complesso per esaurirlo in un solo post.
Penso alle nostre mamme e sorelle, e figlie e cugine, e amiche che ci circondano e da cui impariamo ogni giorno qualcosa di meraviglioso. Socialmente e giuridicamente hanno il medesimo potere maschile, ma chi sono in realtà?
Donne non considerate essere inferiori, ma individui lasciati soli, in una trappola che purtroppo spesso si rivela mortale. Ieri si è rivelato un grande fermo immagine su realtà troppo comuni, che si susseguono incessantemente e provocano dolore e sofferenza. Anche chi non l'ha provata sulla propria pelle, in particolar modo se appartiene al gentil sesso, percepisce inevitabilmente quel senso di rabbia, impotenza ed umiliazione che un atto di aggressività ingiustificata provoca alle vittime.
E ci sentiamo vicini al padre, agli occhi innocenti dei figli, alla nonna, agli amici, che hanno riempito il proprio cuore di amore per quella ragazza, coinvolta in un destino crudele che le ha portato via la felicità attraverso le mani che avrebbero invece accarezzarla dolcemente e prendersi cura di lei.
Non stiamo parlando da uno scatto d'ira o una parola offensiva, ci sono persone che lottano quotidianamente contro maltrattamenti persistenti, che non segnano solo il corpo ma anche nell'intimità del proprio essere e lo fanno in maniera indelebile.
Chi riesce sfuggire a questi massacri, non si sentirà più totalmente al sicuro. Il trauma subito non si conteggia solo al numero di lividi o ossa fratturate. Ciò che difficilmente svanisce è l'inquetudine di ritrovarsi nuovamente dinnanzi al carnefice di tali atti, o addirittura di imbattersi in elementi peggiori.
Posso incitarle ad essere coraggiose, per se stesse e per chi vuol loro bene sul serio.
Ma sono consapevole che la loro paura è fondata su anni di ingiustizie, subite e mai riconosciute.
Spero che le nuove generazioni siano diverse, voglio che i piccoli uomini che stiamo crescendo possano renderci orgogliosi e che trattino con rispetto qualunque essere umano, e che amino con passione e delicatezza le proprie compagne.
E la mia speranza si espande ai padri, zii o conoscenti che si approfittano persino della più infantile dell'innocenza per sfogare chi la frustrazione, chi il desiderio, chi la rabbia.
Si tace purtroppo dinnanzi a questi gesti, perché non si riesce nemmeno a spiegarli a se stesse.
Sono ferite che lacerano l'anima e che non dovrebbero accadere. Denunce, pene più rigide, vendette. No, queste cose non devono accadere.
Per favore, mi rivolgo a te, unico che puoi decidere di creare amore o di esserne il distruttore, te ne prego non permettere che accada, non lo consentire perchè la violenza, qualunque forma assuma dev'essere allontanata e rinnegata.