lunedì 4 giugno 2018

Il futuro dei blog: ma ne hanno davvero uno?!

Nel mio ultimo post (oramai scritto e pubblicato più di due mesi fa), spiegavo come crogiolarsi nell'anonimato mediatico e come l'attività di blogger sia ad oggi molto competitiva.

Diciamo che già è difficile trovare il tempo per ritagliarsi dei momenti da dedicare alla stesura grammaticalmente corretta di un contenuto, figuriamoci trovare argomenti che abbiano appeal e figuriamoci ancora di più se dobbiamo pure farci spazi tra i grandi influencer della rete.

Sempre più spesso le persone si affidano a guru digitali che spesso mi risultano più ridicoli che altro e ancor più spesso saltano il passaggio blog e seguono la loro attività direttamente sui social.

Eh si perchè non c'è alcun motivo abbastanza convincente per leggere un articolo intero se con due colpi di pollice si possono scorrere immagini e citazioni scopiazzate. E poi adesso che sono arrivate le story di Snapchat, Facebook, Instagram... vuoi mettere?!

Ebbene, risulta sicuramente più facile guardare video assolutamente inutili che raccontano frammenti di "vite" perfette piuttosto che impegnarsi in contenuti più sostanziosi.

Forse sto raschiando il contenitore dell'ovvio, però ogni tanto mi fermo e mi chiedo "dove siamo arrivati?Esistenze distrutte dai social media, leoni da tastiera e cyberbulli, ragazzini che si atteggiano come star di youporn, milf dal selfie compulsivo e giudicanti che si improvvisano tuttologi.

Siamo vittime e carnefici di tutto questo sistema malato, eppure basterebbe davvero poco per utilizzare questi canali in maniera positiva invece di cadere nel degrado più totale. Come la vicenda della Madre che per sponsorizzare il suo programma dimagrante ha sfottuto altre mamme scatenando l'attenzione della Lucarelli. E allora diamo il via alla gogna virale, che figurati lei è stata sicuramente ignorante nell'esprimersi in quei modi, ma noi non possiamo mica tirarci indietro quando  imc'è in ballo un bel linciaggio mediatico.

Una società fatta di schieramenti, di critiche, di insinuazioni, di supposizioni e fraintendimenti. Ma questo non implica impegno? Odiare, insultare, fomentare non è forse più faticoso che leggere un bel blog di viaggi tuffarsi in un libro di storie di vite meravigliose che hanno veramente valso a qualcosa?

E l'unica cosa che mi viene da scrivere per commentare tutto questo controsenso, è un bel #ghesboro!
Che tradotto per il resto d'Italia corrisponde ad un immenso #sticazzi.





giovedì 1 marzo 2018