domenica 16 giugno 2013

La Grande Bellezza

Una pellicola che ho trovato inaspettatamente affine al mio modo di scrutare ciò che mi circonda.
Un soffermarsi continuo su frammenti della realtà che non tutti forse sono in grado di cogliere spontaneamente.
Il giardino di aranci, il rumore della ghiaia calpestata, il canto incessante dei grilli, lo svolazzare leggiadro di una tunica bianca.
Un ipertesto colmo di flashback e bullet-time, che ti fanno assaporare scorci di una malinconia patologica, che riemerge delicata senza sfociare nella frustrazione.
Ironia e dolcezza si mescolano in una visione che culla teneramente ogni soggetto, ogni personaggio, osservandone curiosamente la superficialità ma senza criticarla. Anzi la accetta come essenza dell'essere, emarginando qualunque pretesa di giudizio.
Non esistono gradini, e anche coloro i quali ci si impongono goffamente al di sopra vengono condotti alla riflessione, in un'ottica che abbraccia l'imperfezione non con rassegnazione, ma con affetto sentito.
Il fulcro non è la diversità, ne la trascuranza delle minoranze o l'analisi delle varietà sociali. Ciò che viene indagato è proprio l'individuazione dell'umanità e della sensibilità di chi ci si trova di fronte. Bastano poche parole per capire, per offrire comprensione e avere la possibilità di apprendere dagli altri. Uno scambio continuo, ma non reciproco, di insegnamenti.
Ci porta a riscoprire e ricomporre i parametri di valutazione. Nella frivolezza mondana, attraverso un gioco di prestigio, sbuchiamo all'interno di pensieri e sentimenti concreti, docili, vulnerabili.
Non vi è spazio per estremismi emotivi, tutto rimane discreto e garbato.
Domina il silenzio dinnanzi agli sguardi, il sorriso dinnanzi ai discorsi, le lacrime -non i pianti- dinnanzi agli eventi.








venerdì 14 giugno 2013

ah ah ah.

pensateci, pensateci bene.
vi siete imposte sacrifici per essere sempre impeccabili: pulizia del viso, diete, scarpe vertiginosamente scomode, abiti troppo costosi, complessi davanti allo specchio, creme anti cellulite.
avete fatto tutto questo, voi dee della figa di legno e della testa di marmo.
eppure gli anni passano e ora rimanete lì inebetite a guardare la fioritura delle nuove leve.
ecco, due belle chiappette sode sbattute in faccia vostra.
arrancate foto in locali e discoteche, ma la loro freschezza è calamitica, vi ruba l'obiettivo con impressionante spontaneità.
non siete ancora alla soglia dei 30, ma le vostre risorse sono oramai consumate.
forse sarebbe stato meglio investire su qualcosa di più longevo.
o forse no, fottetevene e imbottitevi di botox.


martedì 11 giugno 2013

abbagliata dal sole? no, grazie.

Abbiamo attraversato tendenze diverse per proteggere il nostro sguardo fascinoso dalla luce, che tanto fastidio ci arreca - soprattutto quando la sera precedente non siamo rimaste sul divano con telecomando in mano e copertina in pile sulla pancia.
Lasciati i polizieschi modelli a goccia, abbiamo visto riproporre stagione dopo stagione revival degli anni '50, '60, '70, '80 passando da uno stile hippy, a quello da gioventù bruciata, diva, fluo, optical, minimal, geometrico, romantico, nerd...
Bene, in questi ultimi mesi siamo approdati a due tendenze dominanti: il super radical chic occhiale tondo, per i new hipster d'eccellenza, e quello specchiato, che personalmente faccio ancora un po' di fatica ad accettare.

Holly Fulton
 Zerezes

Diciamo che il modello tondo non è sempre adeguato, ovvero non tutti possediamo una fisionomia del viso che si addice a questo particolare design.

 
 H&M

Quello a specchio, che ahimè riprende gli anni '90, può essere declinato in varie forme e quindi più facilmente portabile da tutti i comuni mortali.

Bisogna inoltre menzionare il terzo classificato degli occhiali estivi, il maxi bordo:

 Dolce&Gabbana
Versace

Si afferma prepotente e con fantasie pittoresche, diventando il vero protagonista del nostro outfit.
Attenzione però, potrebbe cannibalizzare gli altri accessori indossati rendendoli quasi invisibili:  per questo modello scegliere dunque un accompagnamento molto semplice e pulito.



lunedì 10 giugno 2013

estate, accessori e must have.

questo inverno uggioso non vuole abbandonarci, ma non ci si può far cogliere impreparati nello sfoggiare nei prossimi giorni i tanto attesi trend estivi.
declinabili in base allo stile personale ed all'occasione di utilizzo, ecco cosa non può mancarvi...

1. Voce del verbo Collier, collane, colletti
è finita l'epoca di pendagli leggeri e divertenti. tenetevi pronte, perchè il vostro decolletè non dovrà mai essere sprovvisto di una giusta cornice. indossata su semplici t-shirt o camice monocromatiche, stanno diventando il punto di forza degli accessori estivi 2013.




2. Svolazzante e femminile: gonna ben tornata!
di certo non mancano le varietà... che siano corte, a tubino, lunghe o svasate l'importante è far intravvedere sinuosamente le gambe e concederci questo indumento, sfoggiando la nostra femminilità senza indugi.


3. Mary Poppins, oggi, ficca tutto nella pochette...
forse non troppo capiente, ma per lo meno ci costringe una volta per tutte a fare una selezione all'ingresso lasciando a casa tutto ciò che è superfluo (no, non è tutto indispensabile!). Quindi cellulare, patente e qualche banconota, chiavi di casa, rossetto e per le fumatrici un pacchetto super slim!!!

combinazioni.


esistono molti percorsi possibli.
puoi procedere linearmente,
puoi saltare delle tappe,
puoi tornare suoi tuoi passi.
l'importante è non rimanere fermi.

martedì 4 giugno 2013

-.-'


evergreen

Alexander McQueen Spring/ Summer 2005

Ÿ  Stilista: Alexander McQueen
Ÿ  Stagione: Primavera/ Estate 2005
Ÿ  Settimana della moda: Parigi, ottobre 2004
Ÿ  Light design: Ruolo fondamentale gioca l’illuminazione dell’evento, che determina la seconda parte della sfilata predisponendo una scacchiera sul pavimento.
Ÿ  Sound design: La prima parte della sfilata viene accompagnata da una normale colonna sonora. Non appena la scenografia si tramuta in una vera e propria partita a scacchi, una voce meccanica annuncia l’inizio del gioco e impartisce gli spostamenti da effettuare alle pedine.
 Hair styling: I capelli sono per lo più raccolti in voluminose acconciature, puntualmente coerenti con lo stile vittoriano, ma non ordinate perfettamente, lasciando sempre un senso di incompiutezza.
Ÿ  Makeup: Il pallore dei visi si scontra con l’eccentricità dei capi.

Ÿ  Sfilata: Lo svolgimento dello show ha del sensazionale. La prima parte preannuncia già una dinamica atipica rispetto ad un normale defilé: le trentasei modelle che si susseguono in passerella non rientrano nel backstage dopo l’esibizione del proprio out-fit, bensì restano sulla scena andando a disporsi ai lati, lasciando libero il passaggio centrale. Una volta che anche l’ultima modella ha completato il suo defilé e si è posizionata nella stanza, ecco che si accendono dei quadranti sul pavimento andando a ricreare una vera scacchiera, le cui pedine umane si vedono coinvolte in una partita di scacchi e rientrano in backstage solo dopo la loro esclusione dal gioco. Allo scacco matto di una delle parti ecco che si conclude la partita, le modelle si cimentano nel finalissimo passando attorno alla scacchiera ancora illuminata, confermando l’ormai indiscussa genialità progettuale di McQueen. Probabilmente per quanto riguarda il concepimento della sfilata, McQueen trae ispirazione dalle installazioni/ performance di Vanessa Beecroft che in modo analogo spesso posiziona le proprie modelle all’interno di una stanza con o senza vestiti addosso. L’abile utilizzo della scacchiera gigante non può far a meno di suggerisce una provocazione, in quanto può essere interpretata come una raffinata metafora del funzionamento e della gerarchia del settore moda.
Ÿ  Concept: La collezione ready to wear di McQueen ha davvero poco del pronto moda, portando con se una carica concettuale e sartoriale estremamente sofisticata. La presentazione della stagione primavera/ estate 2005 riassume tutta la sua incredibile esperienza e sensibilità artistica finalizzata ad un design unico che racchiude una maestria sartoriale tagliente, spettacolari abiti romantici e una presenza scenica carismatica da vero showman. Ispiratosi al film del regista australiano Peter Weir “Picnic ad Hanging Rock” e più generalmente a tutta l’era Vittoriana, esordendo in passerella con piccole giacche in stile marinaro, blazer da scolarette, camicie a righe, pantaloni dal ginocchio, in timide tonalità pastello, indietreggiando poi nei secoli attraverso bluse e abiti di pizzo bianco, giacche impreziosite da ricami floreali, gonne a palloncino, sognanti abiti in chiffon sorretti da corpetti stile impero. Il dispositivo della partita a scacchi ha permesso di riprendere tutti i momenti e gli abiti più importanti nella carriera dello stilista, reinterpretati in maniera ancora più costruita, interessante ma allo stesso tempo più leggera ed accessibile.

Ÿ  Reazione del pubblico: Non ci si può aspettare che un riscontro positivo dal pubblico che ha avuto l’onore di assistere allo show. Incredulo per l’ennesima volta dalla genialità di McQueen, che aveva illuso gli spettatori su una conclusione quasi canonica dello show, ribaltata dall’inizio della partita a scacchi. Gli ospiti si ritrovarono ad assistere al defilé delle ultime creazioni dello stilista, ma proprio quando pensavano di aver visto tutto, si resero conto che il meglio doveva ancora arrivare. Basiti dalla scoperta, non furono in grado di smettere di applaudire fino all’effettiva fine dell’evento.


le scadenze non sono il mio forte.

Maledizione. Piove, di nuovo. Mi sono lavata i capelli stamattina, ma va sempre così.
Il cane mi guarda, come a dire “eh si adesso sono affaracci tuoi.”
Grazie, Pablo.
Ripenso al funerale in continuazione, a mia cugina che piange e mia sorella che la stringe in un abbraccio soffocante. Le gocce di pioggia si infrangono sul vetro, fuori il freddo e le persone in trepidazione per correre al lavoro, accompagnare i figli a scuola, recarsi dall’amante, chi lo sa.
Dentro un fetore di stantio, misto immondizia, proveniente da un barone che dorme in un posto centrale. Lui si gode il sonno e, alla fine, ci fotte tutti con questa puzza.
Arrivo al lavoro, ritardo: 2 minuti e 43 secondi. Scivolo dietro la scrivania, accendo il pc, mi attacco al telefono e mi infilo gli auricolari senza destare il sospetto del capo.
“Marta!”
Cazzo.
“Si?!”
“lo sai come sono le regole qui, no? Cioè se il tuo turno inizia alle 9:00 sei consapevole del fatto che devi arrivare alle 8:50 per sistemarti e non in ritardo!?”
“Ah si certo scusa… ma c’era traffico… sai con la pioggia van tutti più lent…”
“Si ovviamente, e dovresti saperlo prevedere ormai. Mi aspetto che recuperi con qualche aggancio vincente.”
Tutto questo non include una strizzata d’occhio finale con annesso sorriso ammiccante atti a incitarmi. NO, anzi.

Come al solito rimango senza parole, a guardarlo come una babbea, mentre lui cammina verso postazioni altrui dandomi le spalle già da alcuni secondi. Immagino allora le frasi che potrei sfoderare senza dargli l’opportunità di rispondermi e sentirmi per una volta vincente di fronte ai suoi inutili rimproveri. E la cosa che mi irrita di più non è tanto l’ammonizione in se, ma quell’arrogante aria di giudizio nei miei confronti.

lunedì 3 giugno 2013

i don't know.



Non so se tenere un diario
rappresenti il goffo tentativo
di rivivere il passato rileggendolo,
o l'astuto metodo
per poter ogni giorno
voltare pagina.