venerdì 11 aprile 2014

"Vanità... decisamente il mio peccato preferito."

L'ultima battuta pronunciata da Al Pacino, diavolo risoluto, ci aveva visto lungo.
Ben 17 anni dopo l'uscita del film L'avvocato del Diavolo, ci ritroviamo dinnanzi ad uno scenario invaso dal suddetto peccato capitale, interpretato in versione 2.0: i SELFiE.
Occhi seducenti, labbra semiaperte, guancie risucchiate per far risaltare gli zigomi, manina sul fianco e pancia ben in dentro così si pompano anche un po' le tette... Ecco qui istruzioni per l'uso per diventare perfette poser! Ma la superbia dell'autoscatto selvaggio non ha coinvolto solo la popolazione femminile... Infatti i signori ometti si sanno destreggiare altrettanto bene tra sedute di palestra, aule studio, camere da letto o contesti artistoidi hypsterini esibendo i rispettivi must: un bel paio di baffi circensi (o barba boscaiola molto folta), tatuaggi traditional, addominali scolpiti -per chi può- ed immancabile espressione che dice "io non mi prendo mica sul serio... sono figo al naturale, che ci vuoi fa?!"
Insomma, autocelebrazione della nostra immagine, i Selfie si sono ormai impadroniti del web e -se a scattarli sono le star- ce li ritroviamo perfino in mezzo ai notiziari.
In realtà, niente di nuovo sta accadendo, se pensiamo che la maggior parte degli artisti dei secoli scorsi dedicavano a se stessi almeno uno dei propri dipinti.
Il termine Selfie è stato coniato dal fotografo Jim Krause nel lontano 2005, per indicare i grotteschi autoscatti degli adolescenti che circolavano su Facebook. Ma nel 2011 la pratica dell' "autoritratto digitale" è esplosa nella rete coinvolgendo persone di ogni età, ceto sociale, professione ed approdando addirittura alla Casa Bianca.
Pensate che la sua diffusione mediatica è stata tale, da aggiudicarsi il titolo di parola dell'anno, entrando ufficialmente nel dizionario Oxford English.
Per fortuna c'è chi sdrammatizza il tutto proponendosi in pose ed espressioni che non esaltano affatto la bellezza del viso. Certo bisogna anche dire che, nel loro tentativo sarcastico di sbeffeggiare i "Selfier" convinti, alla fine comunque una capatina nel mondo dell'egocentrismo ce la fanno pure loro...
Pure io devo ammettere che ogni tanto ci do dentro con l'autoscatto molesto... a mia discolpa posso dire che fa piacere vedersi carine ogni tanto in qualche foto e almeno non venire con la propria solita faccia da inebetite col doppio mento... no?!
Il problema è che in alcuni casi questa moda assume forme maniacali e le persone strumentalizzano tutto ciò che le circonda pur di giustificare un nuovo post: cani, figli, la nonna, il costume appena comprato, il cesso, l'amico stronzo che non si vede dalle elementari, IL PAPIRO DI LAUREA... ogni scusa è buona per un clic instagrammizzato e pubblicato sul web.
Siamo in una società che ormai basa il proprio essere nella condivisione non di contenuti ma di immagine. La superficialità la fa da sovrana, c'è chi riesce a tirarsene fuori e chi invece ci sguazza bellamente all'interno accontentando amici -di Facebook, mica quelli reali- e follower.
è un quadro un po' triste se pensiamo che ci sono generazioni di ragazzini che ogni giorno approdano sulla rete, senza conoscere le potenzialità -a volte distruttive- di tali mezzi.
L'uso sconsiderato di fotografie e messaggi può diventare infatti un'arma a doppio taglio, che i più giovani spesso non riescono a gestire.
Non che gli adulti ne riescano a dare un buon esempio eh... Spero solo che si arrivi ad una tale saturazione di questi canali di divulgazione e di condivisione online della nostra vita privata, che ci faccia fare finalmente un passo indietro e che ci faccia capire una buona volta che la vita non si vive attraverso unmonitor.
Nel frattempo... ma fattelo sto serfi!!!!



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