...UN PO' DI STORIA...
In
Italia il buyer/ imprenditore Giovanni Battista Giorgini si adoperò già
durante il secondo conflitto mondiale e soprattutto dopo la sua conclusione,
allo scopo di convincere i compratori americani sull’elevata qualità e l’incredibile
convenienza del prodotto italiano, introducendolo e facendo si che acquisisse credibilità
a livello internazionale. Il 14 Febbraio 1951 segnò, anche se in maniera comunque non
troppo eclatante, l’effettivo esordio della moda italiana: Giorgini
organizzò nel salone della propria casa fiorentina, Villa Torrigiani, un defilè
appositamente per alcuni compratori statunitensi, che comprendeva le creazioni
di alcuni dei principali esponenti della moda italiana, tra cui Carosa,
Fabiani, Marucelli, Simonetta, Noberasko, Fontana, Veneziani, Shubert, Pucci e
Gallotti. L’iniziativa non passò dunque inosservata, Parigi già iniziava a
rendersi conto della minaccia che costituiva il patrimonio d’oltralpe, che
ormai necessitava di una location rappresentativa più adeguata: passando per il
Grand Hotel di Firenze venne spostata nel 1952 nella Sala Bianca di
Palazzo Pitti.
Luogo d’eccellenza per accogliere i modelli
italiani, rientrava perfettamente nell’ideale del made in Italy, affezionato ad
un’aristocrazia d’altri tempi, espressione di un lusso incarcerato e tenuto
nascosto durante la guerra e pronto a tornare secondo il desiderio di un
pubblico ormai stanco di anni di crisi e ristrettezza.
Alla
fine degli anni Cinquanta la crescita del mercato del pret-a-porter e il
dinamismo raggiunto dall’industria tessile ebbe un impatto significativo sull’organizzazione,
il numero e la sequenza delle sfilate. Nel 1959 Pierre Cardin esibì la sua
collezione di ready-to-wear nella boutique parigina Printemps e
successivamente dalla metà degli anni sessanta esso venne integrato
ufficialmente nel calendario dei fashion show. L’incremento del pronto moda fu
determinata inoltre dalla graduale perdita di interesse nei confronti dell’haute
couture da parte delle generazioni più giovani, che non si identificavano nei
dogmi dell’alta moda parigina. I designer che in questo periodo andavano ad
affermarsi erano proprio coloro che rispondevano a queste nuove esigenze
culturali di distacco verso l’abbigliamento canonico, proponendo tendenze e
show alternativi in grado di soddisfare le pretese di una componente sociale
diversa dal pubblico, che fino ad allora aveva occupato il ruolo di dittatore
di moda.
a cura di Carlotta Magnaguagno "Fashion Show - dalle origini alla performance".
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