venerdì 10 agosto 2012

e se dicessi... MADE IN ITALY?!

...UN PO' DI STORIA...

In Italia il buyer/ imprenditore Giovanni Battista Giorgini si adoperò già durante il secondo conflitto mondiale e soprattutto dopo la sua conclusione, allo scopo di convincere i compratori americani sull’elevata qualità e l’incredibile convenienza del prodotto italiano, introducendolo e facendo si che acquisisse credibilità a livello internazionale. Il 14 Febbraio 1951  segnò, anche se in maniera comunque non troppo eclatante, l’effettivo esordio della moda italiana: Giorgini organizzò nel salone della propria casa fiorentina, Villa Torrigiani, un defilè appositamente per alcuni compratori statunitensi, che comprendeva le creazioni di alcuni dei principali esponenti della moda italiana, tra cui Carosa, Fabiani, Marucelli, Simonetta, Noberasko, Fontana, Veneziani, Shubert, Pucci e Gallotti. L’iniziativa non passò dunque inosservata, Parigi già iniziava a rendersi conto della minaccia che costituiva il patrimonio d’oltralpe, che ormai necessitava di una location rappresentativa più adeguata: passando per il Grand Hotel di Firenze venne spostata nel 1952 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti.
 Luogo d’eccellenza per accogliere i modelli italiani, rientrava perfettamente nell’ideale del made in Italy, affezionato ad un’aristocrazia d’altri tempi, espressione di un lusso incarcerato e tenuto nascosto durante la guerra e pronto a tornare secondo il desiderio di un pubblico ormai stanco di anni di crisi e ristrettezza.
Alla fine degli anni Cinquanta la crescita del mercato del pret-a-porter e il dinamismo raggiunto dall’industria tessile ebbe un impatto significativo sull’organizzazione, il numero e la sequenza delle sfilate. Nel 1959 Pierre Cardin esibì la sua collezione di ready-to-wear nella boutique parigina Printemps e successivamente dalla metà degli anni sessanta esso venne integrato ufficialmente nel calendario dei fashion show. L’incremento del pronto moda fu determinata inoltre dalla graduale perdita di interesse nei confronti dell’haute couture da parte delle generazioni più giovani, che non si identificavano nei dogmi dell’alta moda parigina. I designer che in questo periodo andavano ad affermarsi erano proprio coloro che rispondevano a queste nuove esigenze culturali di distacco verso l’abbigliamento canonico, proponendo tendenze e show alternativi in grado di soddisfare le pretese di una componente sociale diversa dal pubblico, che fino ad allora aveva occupato il ruolo di dittatore di moda. 


a cura di Carlotta Magnaguagno "Fashion Show - dalle origini alla performance".

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