Riguardo quella foto, del 25 Marzo dello scorso anno. Un
anno fa mi laureavo in Marketing e ora mi sembra di essere così lontana da
quello scatto, così diversa. In un anno appena è cambiato tutto, è successo di
tutto. Ho trovato lavoro, mi sono trasferita, mia sorella si è sposata, mia
madre ha scoperto di avere un tumore, ha subito 3 interventi, ho perso quasi 10
kg, mi sono iscritta ad un gruppo di running, ho imparato cos’è una stomia, tutti gli alberi che circondavano la mia casa sono stati tagliati.
Qualche centinaia di giorni e ti ritrovi stravolta dagli
eventi, ma in fondo sei sempre la stessa. Impulsiva, fragile, malinconica,
innamorata del primo giorno di scuola, che non legge un libro manco sotto
tortura.
Per me i mesi trascorsi a Milano restano purtroppo un
ricordo distante, che porto con me avidamente. Ammetto, ma con difficoltà, che
vorrei essere ancora lì, stesa in quel letto a due piazze francese, e avere
sulla pelle solo quel piumino così fresco e rassicurante. Mentre le ore
passavano fuori dalla mia stanza, io mi perdevo nei miei pensieri e fissavo
quell’ampia finestra che dava sul cortile. Il sole calava e restavo immobile ad
aspettare l’imbrunire e quando finalmente scorgevo la luna mi decidevo a
prepararmi la cena. In piena notte, il frigo vuoto, raggiungevo qualcuno.
Qualcuno in giro c’era sempre.
A Milano era impossibile sentirsi sola, se non c’erano le
persone ti bastava la città. Il portoncino di quel condominio di ringhiera era
un ponte tra il mio immaginario solitario e la realtà che scalpitava e mi
avvolgeva teneramente.
Non credevo che lasciando il mio appartamento in piazza 24
Maggio avrebbe significato perdere Milano. Non mi immaginavo che non ci sarei
più tornata. Ho dovuto fare i conti con la vita, con al concretezza degli
eventi, che non aspettano, i momenti si susseguono inesorabili e non fanno più
ritorno.
Ero incosciente del magnifico sogno che stavo vivendo. Mi
sono svegliata di colpo e ad un anno di distanza ancora fatico a capacitarmi di
quanti cambiamenti sono avvenuti. È come se non fossi più in grado di essere
pienamente felice, non so nemmeno spiegarmi.
Ne parlavo qualche sera fa a Daniele. Non sto male, ma non
sono nemmeno appagata e contenta. Mi intrattengo in questo limbo di mediocrità
emotiva, in una confusione mentale in cui il sentimento prevalente è il
disorientamento. Avevo mille progetti che non ho realizzato e ora mi sembra di
essere svuotata persino della capacità di sognare, di immaginare il mio futuro
o desiderare qualcosa.
Perché ciò che mi rimane di quest’anno è che le uniche cose
che possono succederti sono quelle che mai avresti previsto.
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